Sukyi Nyima - Associazione Culturale Tibetana

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Sukyi Nyima


Sukyi Nyima è un’opera di Kalias e si basa sulla leggendaria rappresentazione indiana Shakuntala. Si crede che la prima traduzione in lingua tibetana nell’ottavo secolo sia di Vairocana, e che sia stata ultimata nell’undicesimo secolo dal traduttore Shrewoo Lotsawa.

Introduzione

Tanto tempo fa esisteva un regno chiamato Semkyi Lordo, che significa Saggezza del Pensiero. Il regno si trovava in India, nella regione di Bodh Gaya ed era governato da un Re e da un Demone. Il Demone era solito a fare pratiche di sacrificio di animali innocenti.

Nel bosco vicino al regno viveva in una caverna un vecchio eremita, chiamato Drangsong, che conduceva una vita di austerità e meditazione. Deplorava queste pratiche malvagie, e pregava affinché un giorno il re e i suoi sudditi diventassero buddisti.

Trama

Un giorno, una coppia di anziani si recò dall’eremita Drangsong per ricevere i suoi insegnamenti e le sue benedizioni. Portarono una stoffa di lino bianco in segno di riconoscenza. L’eremita indossò immediatamente il regalo. Quella notte, nel sonno, Dragsong sudò molto, e la mattina dopo andò a lavare la stoffa nel ruscello. Una femmina di cervo bevve in quelle acque e rimase miracolosamente incinta.

Drangson accudì amorevolmente la cerbiatta per tutta la gravidanza; nove mesi e dieci giorni dopo, il sole splendeva come mai, e il cielo era pieno di stupendi arcobaleni come ad annunciare un evento speciale: fu quel giorno che la cerbiatta diede alla luce una bambina.

La neonata pronunciò immediatamente il mantra “Om Mani Padme Hum” e altre preghiere di offerta ai Tre Gioielli di Rifugio. Drangson, ammaliato dalla sua bellezza la chiamò “Sukyi Nyima”, che significa “incarnazione del sole”. La bambina fu cresciuta in modo da diventare una brava ragazza, e trascorse felicemente l’infanzia accanto all’eremita Drangson, nella sua umile dimora.

Nel Regno Semkiy Loro, la Regina non riusciva ad avere figli, e faceva puje speciali per la fertilità. Dopo qualche tempo, diede alla luce due figli maschi: Dawa Sengey (il Leone della Luna), che non era d’accordo con le pratiche di sacrificio del padre, e Dawa Shonnu (Giovane Luna).

Gli anni passarono, e Dawa Senjey, il maggiore dei figli, fu proclamato successore del Re. Un giorno il Re ordinò a Dawa Senjei di visitare il tempio del demone con un suo ministro. Durante il viaggio i due incontrarono un servo, chiamato Ringyen Bumo, che finse di essere una principessa. Dawa Senjey fu immediatamente rapito dalla bellezza della ragazza, ma il ministro, lo esortò a proseguire il cammino.

Quando Dawa Senjey e il ministro giunsero al tempio, fecero delle preghiere in onore della divinità del Re. Il principe poi consultò la divinità attraverso un oracolo: “troverò una moglie?” era la domanda. Le risposte dell’oracolo furono tra le più assurde e senza senso: “L’inverno sarà freddo e l’estate sarà calda!”; oppure: “Se mangerai Tsampa tutto l’anno, i tuoi denti rimarranno sani e forti!”. Alla fine l’oracolo predisse: “Troverai moglie all’est!” Durante il viaggio di ritorno la bella Rignyen Bumo adescò di nuovo il Principe: gli offrì del chang (birra Tibetana) e lo sedusse, facendogli credere di essere la ragazza dell’ oracolo. Il principe, felice, portò a Palazzo Rignyen Bumo; poco dopo si sposò con la donna e fu incoronato Re.

Dawa Senjey aveva un pappagallo che parlava e che cercava di metterlo in guardia sulla vera natura della moglie. “Quella donna è malvagia! Quella donna mente! Stai attento a quella donna!”. Ma il re non gli dava retta: Rignyen Bumo era l’essere più bello del regno e questo gli bastava. Era talmente accecato dalla sua bellezza, che non vedeva i lati malvagi del suo carattere, come il suo desiderio di uccidere gli animali.

Un giorno un cinghiale entrò nel giardino del palazzo reale e Rignyen Bumo ordinò ad un cacciatore di ucciderlo. Questi lo seguì ma perse le sue tracce nella foresta. Il cacciatore cercò il cinghiale ovunque, vagò per ore nella foresta ma invano; la sua angoscia saliva al pensiero della reazione di rabbia della regina. Fu allora che vide un cervo e decise di ucciderlo per portarlo a Palazzo al posto del cinghiale, ma il cervo fuggì in un attimo. Il cacciatore era stremato, spaventato e non trovava più la via del ritorno. Fu così che si addormentò sulle rive del ruscello. Poco dopo Sukyi Nyima giunse al ruscello per prendere dell’acqua, il cacciatore si svegliò e la vide. Le domandò le indicazioni per uscire dalla foresta e le chiese anche un amuleto portafortuna per aiutarlo a tornare a casa sano e salvo. Sukyi Nyuma gli diede le indicazioni e l’amuleto.

Quando ritornò al palazzo, il cacciatore raccontò al Re della ragazza, della sua straordinaria bellezza e dei suoi modi gentili. Il Re, incuriosito, volle conoscerla e si recò nella foresta. Fu amore a prima vista. Quando il Re vide Sukyi Nyima si innamorò immediatamente di lei e le chiese la mano. La ragazza non rispose, ma portò il Re dal padre. Nonostante le perplessità, l’eremita Drangson acconsentì al matrimonio a due condizioni: per prima cosa, durante il viaggio la ragazza avrebbe dovuto prostrarsi verso la propria casa ogni volta che si trovava in cima a una collina; secondariamente, non avrebbe mai dovuto separarsi dal rosario protettivo che le aveva donato.

Purtroppo Sukyi Nyima si dimenticò di fare le prostrazioni e il vecchio eremita, sopraffatto dal dolore, cadde dal tetto e fu portato in cielo da cinque angeli.

Sukyi Nyima divenne la nuova Regina. Rignyen Bumo, la prima moglie del Re, fu messa in secondo piano e divenne gelosissima. Presto Sukyi Nyima diede alla luce un figlio, ma, nonostante ciò, si sentiva triste e molto sola; per rallegrarla, le fu data di compagnia, Yama, un’abile ballerina e brava cantante. Yama in realtà era una strega, che, insieme a Rignyen Bumo stava trovando un modo per liberarsi della bella Regina. Un giorno Yama trovò il modo per separare Sukyi Nyima dal suo rosario protettivo, e, quando fu senza protezione, le diede una pozione magica. La regina, sotto l’effetto della pozione, non era più quella di prima. Quando trovarono morto l’elefante preferito del Re, fu accusata di omicidio, ma lei, non fu in grado di opporsi alle accuse. Fu il pappagallo che in quell’occasione salvò dall’accusa Sukyi Nima, convincendo il Re che non era stata lei ad uccidere l’elefante. Quando però Sukyi Nyima fu trovata al cospetto del figlio morto con un coltello in mano, il Re non volle sentire ragione, e ordinò la sua esecuzione.

“Non uccidete la Regina!” implorò il pappagallo “Non è lei la colpevole! Oh mio Sovrano, ciò che dico è verità! Non mento, la Regina è innocente! Se dicessi una bugia, il mio sangue sarebbe rosso!”.

Il Re, furioso prese il pappagallo e gli tagliò la testa: dal suo corpo uscì del sangue bianco. Ma il Re era in preda dalla una rabbia e dalla disperazione per la perdita del figlio, e decise che non avrebbe fermato l’esecuzione della moglie. I boia portarono Sukyi Nyima nella foresta per darla in pasto agli animali, ma sua madre, la cerva, giunse proprio in quel momento e la trasse in salvo. Sconvolta dagli eventi, Sukyi Nyima si ritirò in meditazione per tre anni. Alla fine dei tre anni decise di andare tra la gente e di diffondere gli insegnamenti Buddhisti. Un giorno giunse a lei Yama, la sua ex dama di compagnia. Yama non riconobbe Sukyi Nyima e le raccontò di tutte le malefatte. Sukyi Nyima le perdonò ogni singolo atto di cattiveria nei suoi confronti. Anche uno dei ministri del Re si recò da Sukyi Nyima, che ora veniva chiamata Lama Mani (la narratrice di storie religiose); notò il dente di conchiglia della donna e la riconobbe. Sconvolto, corse immediatamente dal Re, per riferirgli dell’incontro.

Il Re si precipitò da lei immediatamente. “Perdonami mia Amata Regina, perdonami per tutto quello che ti ho fatto passare! Ho sbagliato, ti prego, torna a casa con me, torna nel nostro Regno!”.

Sukyi Nyima lo guardò con amore e lo perdonò. Tornarono insieme a Palazzo e tutti i sudditi festeggiarono il ritorno dell’amata Regina. Rignyen Bumo, la prima moglie del Re, fu portata nelle prigioni, e ci rimase per tutta la vita, mentre Yama, la strega cattiva, fu mutilata, come punizione per i reati commessi.

Sukyi Nyima e il Re ebbero un altro figlio, che chiamarono Nyima Sengey (Sole Leone) e vissero insieme felici e contenti.

 
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