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Nangsa Woebum
Introduzione
Una brava famiglia di contadini viveva in un villaggio chiamato Phehue Nangba, che si trovava nel Distretto di Gyantse, nella provincia di Tsang del Tibet sud occidentale. Gli anni passavano, e il marito, Kusan Dechen insieme alla moglie, Yansa Sedon, stavano diventando vecchi, e continuavano a condurre una vita pia, pregando costantemente la Dea Arya Tara, e compiendo azioni virtuose. Il loro unico dispiacere era di non avere avuto figli.
La Dea Tara ebbe pietà di loro e Yansa Sedon diede alla luce una meravigliosa bambina, che fu chiamata Nagsa Wobum, che significa, “Colei che è stata portata su questa terra, i cui raggi di luce libereranno 100.000 esseri senzienti”.
Trama
Nangsa Wobum divenne una giovane donna straordinariamente bella, buona e saggia. Naturalmente c’erano molti uomini che desideravano la sua mano, ma a Nangsa non interessavano questo genere di legami terreni, poiché ella desiderava unicamente dedicare la propria vita al Dharma.
Ma in occasione di un evento religioso molto importante, Dhakpa Samdup, il figlio del crudele e potente Signore Drachen, notò Nangsa, e si innamorò immediatamente di lei. Mandò i suoi servi a chiedere informazioni sulla ragazza, e la obbligarono ad accettare la “Freccia di Buon Auspicio”, che simboleggia un fidanzamento.
Nonostante Nangsa non volesse sposare il figlio del Signore, i suoi genitori pensavano fosse una buona idea. Credevano che il matrimonio avrebbe garantito alla figlia sicurezza, ma erano anche preoccupati delle possibili ripercussioni negative nel caso Nangsa non avesse sposato Dhakpa Sandup. L’obbediente Nangsa accettò con riluttanza il volere dei genitori. Fu portata nel palazzo del Signore dove si sposò con una cerimonia fastosa.
Poco dopo il matrimonio, Nangsa diede alla luce un figlio maschio. Questo genere di evento è motivo di gioia per qualsiasi persona, ma non per Nangsa, che vedeva la nascita del figlio come un ulteriore legame alla catena che la legava al Samsara.
Uno dei compiti quotidiani di Nangsa era quello di portare il pasto di mezzogiorno ai braccianti. Un giorno, dopo il pasto, quando i braccianti stavano riposando, passò per il campo un santo yogi con il suo discepolo. Stavano tornando da un pellegrinaggio al sacro Monte Kailash. Chiesero a Nangsa del cibo, ma questa aveva paura della cognata, una monaca Nyemo, che era diventata gelosissima di Nangsa da quando era arrivata nella tenuta. Nangsa disse allo yogi di chiedere il permesso alla monaca Nyemo. Così fece. Andò dalla monaca, ma ricevette solo grandi insulti. Nonostante i suoi timori, la buona Nangsa diede allo Yogi una grande razione di orzo. Lo yogi la benedì e le disse che era Rechung Dhakpa, il primo discepolo del famoso Milarepa. Nel sentire queste parole Nangsa si prostrò ai piedi del sant’uomo.
Nyemo, la perfida monaca vide tutta la scena e insultò Nangsa per avere dato cibo a un lurido mendicante. Quando Nangsa tentò di spiegare, la monaca gliene diede di santa ragione. Nyemo poi si precipitò dal fratello, e gli disse che Nangsa non solo aveva dato via degli oggetti di valore ai mendicanti, ma aveva avuto un atteggiamento non consono a una donna col più giovane di loro.
Ovviamente, nel sentire quelle parole Dhakpa Gyaltsen si infuriò e picchiò Nangsa senza pietà. Nangsa impiegò molti mesi prima di ristabilirsi. Un giorno Nangsa guardava in modo assente fuori dalla finestra, con il cuore pieno di dolore, quando vide per la strada un mendicante con una scimmia addomesticata. Il mendicante, aveva una bella voce e cantava canzoni che descrivevano la futilità di questa vita e di come la vera felicità può essere ottenuta attraverso il Dharma. Le canzoni toccarono Nangsa a tal punto che chiese al mendicante se conosceva qualche grande lama o yogi che potessero aiutarla. Il mendicante rispose che avrebbe dovuto cercare il Santo Lama Shakya Gyaltsen, che viveva nel monastero di Sera Yerlung. Per ringraziarlo, diede al mendicante turchesi e pietre Dzi di sua proprietà. Il vecchio Signore Dranchen vide questo atto di generosità e picchiò furiosamente Nangsa. Quella notte, il suo cuore cessò di funzionare, e Nangsa morì. Il suo corpo fu portato su una collina distante dove, secondo gli astrologi, avrebbe dovuto rimanere per una settimana senza essere toccato. L’animo di Nangsa Wobum fu portato via per il giudizio. Furono messi sulla bilancia peccati e azioni virtuose, che erano ovviamente di gran lunga superiori. Guardando nello “Specchio che tutto Rivela”, il Signore della Morte vide che Nangsa Wobum non era una donna ordinaria, ma l’incarnazione di una Dakini, che era nata per aiutare gli esseri senzienti a fare cessare la loro sofferenza. Per permetterle di realizzare questa missione, riportò l’animo di Nangsa nel suo corpo.
Ovviamente tutti furono sbalorditi nel vedere Nangsa viva, e quando disse di essere una vera Dhelok, ossia, un essere che ritorna in vita grazie alle proprie virtù, il marito, il padre e la cognata domandarono perdono e la pregarono di tornare a casa. Nangsa non accettò, e affermò che voleva dedicare la sua vita alla pratica del Dharma. Ma la sua determinazione si fece più debole quando il figlio la pregò di tornare a casa; così decise di ritornare a casa e di rimanerci sino a che il figlio non fosse cresciuto.
Ma Nangsa non era soddisfatta, e un giorno, al ritorno da una visita presso suoi genitori, decise di sfruttare l’occasione per recarsi al monastero del Lama Shakya Gyaltsen e per praticare il Dharma. Arrivata al monastero, il Lama si rifiutò di farla entrare, per mettere alla prova la sua determinazione. A quel punto Nangsa affermò con fermezza che la sua vita non aveva senso senza praticare il Dharma, e tirò fuori un coltello per uccidersi. Il Lama capì che parlava seriamente la accettò come discepola.
Il marito e la sua famiglia si infuriarono per sua scomparsa, e quando scoprirono che era al monastero di Lama Shakya Gyaltsen, partirono con un vasto contingente armato per riportarla a casa con la forza. Nella battaglia che seguì furono uccisi molti monaci, e il vecchio Lama fu portato al cospetto del Signore e del figlio. Nangsa, che fino a quel momento era stata in profonda meditazione, giunse in aiuto del lama, e pregò il marito e il suocero di porre fine alla lotta. Ma le menti del Signore Drachen e di Dhakpa Sandup erano offuscate dal sospetto di una relazione tra il vecchio Lama e la bella Nangsa, e si prepararono per uccidere il Santo Lama.
Miracolosamente il Lama volò in cielo e portò anche la vita dei monaci uccisi nella battaglia. Anche Nangsa fece dei miracoli incredibili. Il Signore Dranchen e Dhakpa Samdup furono sbalorditi e capirono che Nangsa e il suo Lama erano dei veri esseri illuminati, e li pregarono di essere perdonati. I due Signori compresero la futilità dell’esistenza Samsarica e da quel giorno dedicarono la loro vita al Dharma. Questa è la storia della la santa fanciulla Nangsa Wobum, incarnazione di Tara, che scese sulla terra per il beneficio di tutti gli esseri senzienti.